domenica 29 maggio 2011

White Rabbit

martedì 7 aprile 2009

E' solo una fiaba! O no?


Questo film di Disney del 1951 e’ tratto da un romanzo di Lewis Carrol ( Inghilterra 1832-1898 ) ed e’ una fiaba molto moderna e psicanalitica: narra la storia di una bambina che preferisce sognare ad occhi aperti invece di studiare la storia e che vive una avventura da sogno in un sogno cosciente. Tutto comincia coll’esaudirsi di un suo desiderio espresso al Gatto Oreste: “Se io avessi un mondo come piace a me, la’ tutto sarebbe assurdo: niente sarebbe come e’, perche’ tutto sarebbe come non e’ , e viceversa; cio’ che e’ non sarebbe e cio’ che non e’ sarebbe: chiaro?” vale a dire: vorrei vivere in un mondo “negativo” in senso fotografico, in cui quello che e’ bianco, sarebbe nero e quello che e’ nero, sarebbe bianco ed i vari colori sarebbero i “complementari” di se stessi....per poter sperimentare “l’altro aspetto” della realta’, vale a dire l’Ombra.

Inizia cosi’ l’avventura della bambina.

Chiediamoci innanzi tutto chi puo’ essere nel nostro linguaggio interiorizzato la bambina “Alice”. Questo nome, se di origine celtica, significa “di bell’aspetto”, cioe’ “bella”, se di origine greca, derivato da “Alessandro”, significa “che protegge, che salva”. Nel primo caso Alice ha le funzioni di Tiphereth (Bellezza) e nel secondo di Daath (Coscienza), ma e’ “bambina”, deve ancora crescere; indubbiamente il percorso del film indica un viaggio interiore , da cui la protagonista emergera’ piu’ matura e consapevole.
All’inizio Alice parla con il Gatto.
Cominciamo ad esaminare il Gatto (animale sacro con ambivalenza solare-lunare e magico) Oreste (letteralmente = abitante del monte): e’ questo l’ elemento di terra indispensabile per il VITRIOL (= Visita interiora terrae, rectificando invenies occultum lapidem) cioe’ per la ricerca interiore, ma rappresenta anche il confidente, amico-amante (v. Oreste e Pilade); esso nel sogno diverra’ lo “Stregatto”: consigliere utile, risolutivo in due situazioni drammatiche, e tuttavia rivelatore delle intimita’ della “Regina” e quindi elemento scatenante della condanna a morte di Alice... Ma andiamo per ordine e non anticipiamo le conclusioni e chiediamoci invece che cosa rappresenta per noi il “Bianconiglio” che corre sempre, che scambia Alice con “Marianna” e che ha la funzione di “trombettiere” della perfida Regina di cuori. Il Coniglio nella simbologia tradizionale e’ legato alla Luna (Yesod), ma come messaggero (trombettiere) e’ relativo a Mercurio-Ermes (Hod). Esso chiama per errore Alice “Marianna” (= afflitta, da Mariana = amara, e spesso Alice “piange”; ma anche da Maria – Anna, la madre e la nonna di Gesu’, corrispondenti nell’Albero a Geburah e Binah); Alice e’ subito pronta a cercargli i guanti come “Marianna”. Questo fatto e’ chiaramente simbolo di identificazione della protagonista con “la madre” (Geburah bianco) del “Bianconiglio” e rivela senso di colpa per non saper trovare i suoi “guanti bianchi”, cioe’ non sapere gestire con “arte diplomatica”, con i guanti, il rapporto con la Regina di cuori (Geburah nero). Un’ altra grave problematica che traspare dal sogno e’ la continua incapacita’ della bambina di stabilire un equilibrio tra “Grande” e “piccolo” Quello che e’ importante e quello che non lo e’; ritroviamo questa incapacita’ ben 10 volte: la prima quando beve da una bottiglietta su cui e’ scritto “bevimi”e diventa piccola (1), poi mangia un biscotto e diventa grande (2), poi di nuovo beve dalla bottiglietta e diventa piccola (3) tanto da poter passare per il buco della serratura della porta che la introduce nel paese delle Meraviglie; a questo secondo livello di piccolezza avrebbe modo di conoscere una tecnica alchemica per “asciugare il bagnato e bagnare l’asciutto” assai originale, una sorta di mescolanza di secco e umido che attua la fusione dei contrari nella danza circolare della “Maratonda”. Ma Alice non e’ ancora in grado di approfondire questa tecnica e percio’, vedendo in lontananza il Bianconiglio, lascia la Maratonda per seguirlo; conosce cosi’ la triste storia delle ostrichette curiose raccontata da Pinco Panco e Panco Pinco, (spettatori e narratori di essa quali Sole e Luna); in questa storia Alice impara qual’e’ la punizione per la curiosita’ imprudente: divenire cibo per il grasso Tricheco (Yetzirah capovolto) e non-cibo per il magro Carpentiere suo compare (Assiah capovolto), in un mondo ingiusto e prevaricatore, quello dell’albero nero... Nella casa del Bianconiglio, mentre cerca invano i famosi guanti, Alice trova una scatola di biscotti con su scritto “serviti”, ne mangia e diventa gigantesca (4), mangia subito una carota e ... diminuisce fino ad essere piccola (5) come un fiore. A questo terzo livello di piccolezza puo’ ascoltare il “canto” dei fiori e ad essi vorrebbe unirsi, ma viene respinta perche’ “senza radici” e considerata “erba comune”. Non c’e’ in lei ancora la qualificazione per essere “fiore” (Centro o Sephirah). Neppure e’piu’ positivo l’incontro col Brucaliffo che con la sua domanda “Chi essere tu?” potrebbe costringerla a prendere coscienza di se stessa, ma Alice e’ confusa e risponde di non saperlo, sa solo che e’ stanca di essere piccola 8 centimetri, e tutto quello che ottiene dal Brucaliffo e’ l’informazione che una parte (del fungo su cui e’ seduta) fa crescere, l’altra fa diminuire. Che cosa rappresenta a questo punto del viaggio il Brucaliffo? Il Brucaliffo, il mentale (Briah) che si trasforma in farfalla, simbolo di rinnovamento, e’ la possibilita’ che abbiamo tutti di riprovarci quando non siamo riusciti a superare un esame. Ancora una volta mangiando il fungo Alice prima cresce a dismisura (6) ed e’ accusata di essere un serpente (!); poi diminuisce (7) troppo e infine trova un apparente equilibrio (8) e conosce o ri-conosce lo Stregatto (Oreste) che con la sua possibilita’ di apparire e sparire e la sua magia la indirizza verso l’esperienza alienante ma istruttiva della conoscenza di due personaggi stranissimi: il Cappellaio Matto e il Leprotto Bisestile (capovolgimenti complementari dello stesso Bianconiglio) che stanno celebrando la festa di uno dei loro 364esimi non-compleanni con tantissime tazze e teiere di non-the. Ma non era quello il desiderio che Alice aveva manifestato al suo Gatto Oreste, di vivere in un mondo capovolto? Nel momento stesso in cui il desiderio viene esaudito, Alice decide di uscire da quel mondo: vuole tornare a Casa, ma non e’ cosi’ facile! Avendolo desiderato, deve “vedere” ancora cose molto strane: uccelli-ombrello, gufi-fisarmonica, passeri-matita e vedere il “Sentiero” di ritorno diventare non-sentiero: sentiero cancellato. Ora Alice e’ disperata, e nella disperazione, ecco ricomparirle lo Stregatto a mostrare il passaggio segreto che permette di affrontare la Regina di cuori, la proprietaria di tutti i non-sentieri del paese delle Meraviglie. Alice entra cosi’ nel mondo delle “carte” da gioco: cuori, quadri, fiori e picche (il mondo dei quattro elementi mentali: fuoco, aria, acqua e terra del Briah negativo) dove regna sovrana tiranna, egoista e crudele la Regina di cuori, dove il gioco e’ sleale e l’ira comanda; dove i sudditi sono avvezzi alla “decapitazione”, ad essere privati della testa, della mente e della vita. Conoscere la Regina di cuori (Geburah nero) significa dover giocare con lei, alle sue condizioni, e dover “perdere”. Lo Stregatto interviene ancora una volta: provoca l’incidente che porta alla conclusione dell’esperienza. La Regina dell’albero capovolto viene “capovolta” a sua volta e Alice, essendo condannata a morte, puo’ tornare a vivere. Alice, mangiando ancora il fungo magico diventa prima assai grande (9) e poi ancora piccola (10) e finalmente fugge a gambe levate da quel suo infer(n)o (= interno) personale, volendo, ora con tutta se stessa, essere veramente a Casa. Cosi’ si sveglia e ritorna al mondo di sempre dopo aver appreso che in questo mondo, quello che e’, e’ bene che sia e quello che non e’, e’ bene che non sia, secondo Legge di Natura.


F.vascelari**

Fonte: rete

martedì 3 marzo 2009



MIAOWWWWWWWWWWWW

lunedì 23 febbraio 2009

White rabbit -marco docet-

Edith, Lorina ed Alice Liddell fotografate da Lewis Carroll, 1859.

Alice Liddell



Il 4 luglio 1862, approfittando d'un viaggio in barca a remi sul Tamigi (da Oxford a Godstow), la piccola Alice Liddell di appena dieci anni chiese a Charles Dodgson di raccontarle una storia per distrarsi. Mentre il reverendo Robinson Duckworth remava, Charles Dodgson raccontò alla bambina ed alle sue due sorelle, Edith (otto anni) e Lorina (tredici anni), la storia fantastica di una ragazzina chiamata Alice che cadde nella tana di un coniglio. Quando ebbe finito, Alice Liddell chiese lui se avesse potuto scrivere un libro su questa storia, insistendo sempre di più, fino a che lui non lo fece. Nel novembre 1864, dieci anni e mezzo dopo quella richiesta di Alice, completò una versione intitolata Alice's Adventures under Ground (Le avventure di Alice sotto terra). Lo offrì ad Alice come regalo di Natale del 1864 e lo fece leggere al suo amico e mentore George MacDonald ed ai suoi figli, che apprezzarono il libro. Su consiglio del suo amico, Charles Dodgson decise di provare a pubblicare il libro. Sviluppò la storia aggiungendo gli episodi del Gatto del Cheshire e della festa del tè, facendo passare il manoscritto da 18 000 a 35 000 parole. Dodgson realizzò da se alcuni disegni per illustrare il libro ma non furono giudicati adatti, cosi furono rielaborati da John Tenniel, disegnatore stimato a quell'epoca. Il manoscritto fu pubblicato nel 1865 con il titolo Alice in Wonderland (Alice nel paese delle meraviglie) con una tiratura iniziale di 2 000 copie (Tenniel ebbe a dire che le stampe non furono della migliore qualità), alcuni mesi dopo venne rieditato con una tiratura più importante. Nel 1871 uscì un altro libro su « Alice » Through the Looking-Glass, and What Alice Found There (Attraverso lo specchio e quel che Alice vi trovò) e nel 1886 il facsimile di 'Alice's Adventures under Ground.

Fonte: wikipedia.
Trovate l'e-book scaricabile sul lato destro di questo blog.

Un capitolo al giorno.